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Conviviale web Piattaforma Zoom – conversazione con Michel Martone “Il lavoro da Remoto”

23 Febbraio 2021 alle 18:30 - 20:00
martedì 23 febbraio 2021, ore 18,30, sulla piattaforma web Zoom si è tenuto una conversazione con il dott. Michel Martone. Il Prof. Michel Martone ci ha parlato del Lavoro da remoto, riflessioni che nascono da una sua recente pubblicazione “Il Lavoro da remoto. per una riforma dello smartworking oltre l’emergenza. Ha partecipato alla conversazione anche il Dr. Marco Giorgi, direttore generale del Comune di Parma, ha moderato l’incontro il nostro Cesare Azzali.

Resoconto della serata a cura di Giovanna Pavesi
Siamo in una terra di frontiera: ora bisogna imparare la lezione, avere il coraggio di andare avanti e lasciarsi indietro vecchie strumentazioni che appartengono al Novecento. Non so dove andremo, ma ho la buona volontà di spingermi oltre. Forse troveremo gli indiani o, forse, troveremo il giacimento d’oro”. Michel Martone, l’attuale panorama contemporaneo, completamente stravolto dalla pandemia, lo descrive così: come un’opportunità da non sprecare, soprattutto quando si parla di lavoro e delle sue evoluzioni, storiche e sociali. All’appuntamento virtuale del 23 febbraio, organizzato dal Rotary Parma Est, dal titolo “Lavoro da remoto”, in cui è stato ospite Martone, professore ordinario di Diritto del lavoro a La Sapienza di Roma e già viceministro del Lavoro del governo guidato da Mario Monti, si è parlato proprio di questo cambio di paradigma. A presentare l’ospite e il tema, con il consueto rintocco della campana, poco dopo le 18.30, è stato l’avvocato Giancarlo Buccarella, presidente del Rotary Club Parma Est: “Il tema del lavoro da remoto è attualissimo e l’idea di affrontarlo nasce dalla recente pubblicazione di Martone, dal titolo ‘Il lavoro da remoto. Per una riforma dello smart working oltre l’emergenza’, un testo in cui ci sono anche importanti contributi di tipo sociologico”. Nominato dal World economic forum “Young global leader”, Martone, durante la sua attività di governo, ha collaborato alla riforma del mercato del lavoro e si è occupato, insieme al Ministero dello Sviluppo economico, degli ammortizzatori sociali sui tavoli di crisi come Sulcis, Aloca e Fiat. Intervenuto al meeting virtuale come esperto di relazioni industriali e come brillante accademico, l’esperto ha conversato con Cesare Azzali, direttore generale dell’Unione Parmense degli Industriali, e si è confrontato con l’esperienza di Marco Giorgi, direttore generale del Comune di Parma. Partendo da una riflessione approfondita sulla prospettiva futura dell’organizzazione del lavoro lontano dalle sedi, per effetto della crisi pandemica, Azzali, prima di interpellare il docente, ha sottolineato potenzialità e criticità del lavoro da casa. “La presenza di Martone  è preziosa perché, nell’analisi introduttiva del suo testo, diventato una specie di best seller, tocca un argomento rilevante, con grande tempestività e pluralità di contenuti”, ha esordito il direttore generale degli Industriali, chiedendo a Martone quanto abbia impattato la necessità di ricorrere al lavoro da remoto sulla reale struttura dell’impiego nel Paese e quali siano le prospettive future, sia nella Pubblica amministrazione, sia nelle aziende private, in grado di favorire questa modalità, che si è rilevata utile e fruibile in piena emergenza. “L’unico merito che mi prendo è l’aver percepito di essere di fronte a un fenomeno di portata epocale e di aver capito che ci sarebbe stato il più grande evento di mobilità del lavoro di massa del nuovo millennio. L’impressione è che ci trovassimo di fronte a qualcosa che sarebbe rimasto”, ha risposto Martone, riferendosi all’inizio della pandemia, quando, improvvisamente, in poche settimane, per esigenze di sicurezza, le case delle persone si sono trasformate in luoghi di lavoro a tutti gli effetti. Ricordando la prima legge fatta sul telelavoro in Italia, circa 40 anni fa, e quella sullo smart working del 2015, Martone ha specificato come, nel Paese, il dibattito sia stato fermo per tanto tempo. Fino all’arrivo del nuovo coronavirus, quando in circa un mese, 8 milioni di persone hanno “lasciato” le loro scrivanie in ufficio per continuare l’impiego da casa. “Di colpo – ha proseguito l’ex viceministro – ci siamo trovati in riunioni virtuali ed eravamo tutti nella stessa room, dagli azionisti ai subordinati, dall’amministratore delegato allo studente. E tutti ci siamo trovati di fronte agli stessi problemi della vita reale, come la connessione che manca, la seduta scomoda o il bambino che piange. Se oggi voi entrate in una delle vostre aziende, la domanda principale che si pongono i lavoratori è se la loro attività è remotizzabile o meno”. E chiarendo come una popolazione di 60 milioni di persone che, per 40 anni non era riuscita ad avvalersi delle novità tecnologiche, sia riuscita ad assicurare tutta l’attività produttiva in poco tempo durante la pandemia, il docente ha illustrato opportunità e limiti di questa nuova modalità di lavoro. Come, per esempio, le discipline legislative vigenti per regolare questa nuova materia, come la legge sul lavoro a domicilio, il telelavoro, lo smart working e i contratti collettivi e tutte le sovrapposizioni legate ai problemi interpretativi. E se i (primi) Dpcm hanno disciplinato uno stato d’emergenza, che poi si è prorogato, il fenomeno iniziale che appariva come passeggero, invece, è rimasto, dividendo la discussione in chi riteneva che il lavoro sarebbe rimasto continuato e chi immaginava un repentino ritorno alla normalità. “La scelta l’ha fatta la pandemia: c’è stata la prima e la seconda ondata e ora ci troviamo a combattere con le varianti, i problemi del vaccino, i ritardi e viviamo ancora nell’incertezza su quale scenario seguire. Ma ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo, che ha delle potenzialità e che rappresenta un’opportunità di modernizzazione economico-sociale, che non va persa”, ha specificato ancora Martone, menzionando, però, anche le complessità che questa novità porta con sé. Interpellato da Azzali, è intervenuto anche Marco Giorgi, direttore generale del Comune di Parma, che ha descritto la sua esperienza nel pubblico, declinandola all’argomento del lavoro da remoto: “Da dottore commercialista e consulente aziendale, negli ultimi anni, mi sono trovato a lavorare nel pubblico, che ho cercato di contaminare. Durante la pandemia mi sono chiesto quale fossero i motivi per i quali saremmo dovuti andare da remoto, anche finita l’emergenza sanitaria. Abbiamo analizzato vari aspetti, come la conciliazione vita-lavoro o quali enti, per natura, possano remotizzare la maggior parte delle loro attività, ma stiamo ancora cercando la risposta per tutto”. Giorgi, che ha confermato limiti e virtù di questa nuova modalità, ha ricordato come l’organo da lui amministrato abbia lavorato su due aspetti, non radicalizzandosi sulle due principali posizioni (totale smart working o totale lavoro in presenza con distanziamento). Durante la il dibattito sono emersi anche le problematiche legate al diritto alla disconnessione, alla flessibilità, alla gestione familiare (e di genere), al controllo esercitato dal datore di lavoro su un impiegato a distanza e sui benefici apportati da nuove modalità. “Se io tornassi al governo non imporrei uno schema alla realtà, ma valorizzerei ciò che sta accadendo”, ha detto, infine, Martone, chiarendo che con “Mario Draghi siamo in buone mani”. “Ciò che ha fatto grande l’Italia non viene dalle leggi, ma dagli italiani stessi – ha concluso il docente – , un popolo che, durante le crisi, è in grado di straordinarie imprese. Speriamo che questa creatività non si perda nei mille rivoli delle discussioni parlamentari”.

 

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Data:
23 Febbraio 2021
Ora:
18:30 - 20:00