

Conviviale web Piattaforma Zoom – ” Malattie emergenti: conoscerle per difendersi ” conversazione con il nostro socio Mario Sianesi
martedì 25 maggio 2021, ore 18,30, sulla piattaforma web Zoom abbiamo avuto una conversazione con il nostro Mario Sianesi che ci ha parlato di Malattie emergenti: conoscerle per difendersi.
“L’esplosione demografica della razza umana, realizzatasi nel ventesimo secolo, si è tradotta in una serie di bisogni e richieste peraltro non sempre traducibili in necessità primarie che hanno condotto ad un caotico sfruttamento della terra con conseguenze rilevanti: deforestazione; megalopoli; allevamenti intensivi; rapidi cambiamenti climatici. Le foreste tropicali, in particolare, costituiscono i più ricchi serbatoi di vita del nostro pianeta. Qualunque attentato alla biosfera in tali aree libera microorganismi che ad ondate successive tendono a coinvolgere la popolazione umana. L‘utilizzo di mezzi di trasporto sempre più celeri spiega infine il loro diffondersi a grandi distanze in tempi rapidi. Viene fatto riferimento alle principali “infezioni moderne”, con maggiore attenzione a quelle zoonotiche virali. Importante è individuare le aree geografiche a maggior rischio e i relativi animali reservoir primari; i criteri adottati per definirli tali; gli eventuali animali che fungono da amplificatori prima di infettare l‘uomo. Comprendere le catene di trasmissione risulta fondamentale, unitamente all’osservanza di tutte le regole comportamentali ben note. Superfluo sottolineare la rilevanza di farmaci e vaccini specifici.
Se da tutto questo ne deriva che la terra sta creando una risposta immunitaria alla razza umana, beh…allora significa che dobbiamo cambiare radicalmente registro.”
Resoconto a cura di Giovanna Pavesi:
Sono organismi decodificabili solo tramite un microscopio elettronico e la loro grandezza oscilla dai 20 ai 450 nanometri. Per comprendere la loro dimensione, basta definire il nanometro stesso, che corrisponde a un milionesimo di millimetro. Rappresentano un reale pericolo per l’uomo e anche se abitano il quotidiano, da sempre, è ancora molto difficile definirne origini e conseguenze. Per capire che cosa sono i virus e le diverse malattie emergenti, il 25 maggio, in occasione dell’ultima conviviale virtuale del Rotary Club Parma Est, Mario Sianesi, per oltre 20 anni direttore della Clinica chirurgica e trapianti d’organo dell’università di Parma e presidente della Società chirurghi universitari nel 2009 e nel 2011, ha esposto ai soci argomenti complessi con un linguaggio accessibile. Titolo della conviviale: “Malattie emergenti, conoscerle per difendersi”. Introdotto dal presidente del club, Giancarlo Buccarella, Sianesi già nell’autunno del 2020 aveva presentato una relazione su come le malattie hanno una ripercussione nell’evoluzione della società. “In quella serata, Mario ci ha lasciato molti interrogativi su come, per esempio, la globalizzazione incida sulle zoonosi e quanto esse siano pericolose per l’uomo e per l’ambiente”, ha spiegato Buccarella, ringraziando l’esperto, definito “un rotariano molto attivo”. “Comincerei a capire che cosa sono le malattie emergenti, separandole da quelle riemergenti”, ha chiarito Sianesi, aprendo la sua relazione e allontanando dubbi e sospetti sulle diverse patologie comparse nella storia. “Le malattie emergenti sono malattie infettive con comparsa e incidenza che aumentano dopo l’introduzione di una nuova popolazione di ospiti – ha specificato il medico -. Oltre ai virus, che sono i nostri concreti nemici, rimane una nicchia per i batteri, anche se oggi, non hanno valenza pandemica, ma endemica”. Nel corso della presentazione, lo specialista ha chiarito il significato del termine zoonosi, parola che tutti hanno sentito con maggiore frequenza in questi mesi, soprattutto dopo la diffusione del nuovo coronavirus: “Si tratta del passaggio di un patogeno da una specie ospite a un’altra e rappresentano circa i tre quarti delle nuove malattie e il 75% di quelle emergenti. Sono eventi ben localizzati nel tempo e la via di propagazione che ci interessa di più è quella area (anche se ne esistono altre, come la orofecale, l’ematica e quella cutanea). C’è poi il tema del passaggio a cui prestare particolare attenzione, cioè lo spillover, che può essere da animale a uomo oppure da animale a un altro animale che, con effetto di amplificazione, lo passa all’uomo”. Per distinguere correttamente i fenomeni, Sianesi ha precisato anche che cosa non sono le zoonosi: “Il vaiolo, la poliomielite e il morbillo non lo sono, perché il serbatoio è l’uomo e quindi quando ci si vaccina li si distrugge per sempre”. Nel corso dell’esposizione, oltre alla descrizione di altre infezioni causate dall’antrace (le cui spore possono vivere nel terreno per tempi molto lunghi e mantenersi attive), dal cimurro (tipico nei cani e in altri animali) o dalla legionella, Sianesi ha distinto poi le zoonosi batteriche, come la Febbre Q e la psittacosi, da quelle virali, tra cui compare anche Ebola, Zika, Dengue e Hiv/Aids. “Grazie a dei vetrini, è possibile datare con esattezza l’Hiv al 1908 – ha specificato Sianesi, soffermandosi su uno dei virus più temuti nella storia contemporanea -. È chiaro che, avendo una lunga incubazione e non essendo l’Africa, all’epoca, una meta di turismo massivo ma solo di qualche europeo esploratore, la malattia rimaneva confinata nelle foreste. Fu incubata negli anni Sessanta, quando l’Organizzazione mondiale della Sanità e l’Unesco portarono dei lavoratori molto poveri da Haiti. In quella circostanza, la prostituzione esplose. Al loro ritorno, specie dopo diversi contatti con l’America del Nord, ci fu la trasmissione della malattia. Ma, soprattutto, la catena fu una società medica che, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, portò circa 6mila litri di derivati del plasma negli Stati Uniti a basso costo. La malattia non era conosciuta e non c’era alcun filtro preventivo per frenare la contaminazione”. Sinaesi ha ricordato anche la vicenda di Gaëtan Dugas, dipendente della compagnia aerea KLM, giudicato dalla rivista People uno dei 20 uomini più belli del mondo, considerato dalla stampa americana, negli anni ’80, il “paziente zero”. “Lui contribuì alla diffusione, ma non fu sicuramente la mina vagante che descrivevano – chiarisce il medico -. L’uomo, che morì nel 1984 per il morbo di Kaposi, una delle evoluzioni nefaste dell’Hiv, quando venne ascoltato, diede gli indirizzi dei suoi incontri degli ultimi tre anni, da cui si è capito molto delle linee di diffusione. Vennero seguite 78 piste, utili a creare delle indagini e dei monitoraggi per contenere il fenomeno. Il motivo per il quale non esiste un vaccino per l’Hiv è legato alle sue mutazioni, che avvengono in continuazione nello stesso individuo”. Nel ricordare che le zoonosi virali sono le più problematiche, perché difficili da individuare, molto versatili e insensibili agli antibiotici, il medico ha ricordato come la mortalità, a differenza di quelle batteriche, sia molto elevata. “C’è poi il tema dell’ibridizzazione, che è molto importante, perché va a mescolare il patrimonio genetico, per esempio, degli uccelli selvatici con quello dei mammiferi, fornendo un virus modificato che contiene un po’ dell’uno e un po’ dell’altro – ha detto Sianesi -. Le zoonosi originano ovunque, ma il luogo più delicato (e pericoloso) sono gli ecosistemi: essi sono tanto più nocivi quando sono disturbati, quanto più elevata è la loro biodiversità e l’esempio sono le foreste pluviali”. E a conferma della pericolosità del fenomeno, l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Servces, al 29 ottobre scorso, definiva l’esistenza di oltre 600mila nuovi virus potenzialmente infettanti, mentre dopo l’aggiornamento del marzo 2021, il numero sarebbe arrivato agli 840mila. Nell’elenco degli elementi capaci di favorire la comparsa prima e la diffusione del virus poi, lo specialista ha indicato l’indice Rt, la finestra di contagio (cioè la fase in cui un individuo è molto contagioso quando, in quello stesso lasso di tempo, per un altro virus non lo è), la letalità (concetto molto diverso dalla mortalità), le mutazioni e i fattori ambientali. Un lungo approfondimento, poi, è stato dedicato alla Sars e alle sue origini, a Hong Kong, dove un medico si accorse che il suo disturbo respiratorio aveva qualcosa di profondamente atipico, ma anche alla suina del Messico, la prima circostanza in cui il mondo intero venne informato di un’allerta di livello pandemico 6. Una seconda volta accadde con Ebola, di cui Sianesi ha raccontato la genesi e per cui oggi esiste un vaccino, stoccato a Ginevra, in Svizzera, di 250mila dosi, con una catena d’impiego circolare da essere utilizzata all’occorrenza. Al termine della relazione, Sianesi ha ricordato Carlo Urbani, Liu Jianlun, Matthew Lukwiya, Karl Johnson e Li Wenliang, i cinque medici, impegnati in prima linea contr il Sars-Cov1, Ebola, Machupo e Sars-Cov-2, per cui il virus è stato letale per quattro di loro. “La preghiera è che la scuola di specialità e la facoltà di Medicina facciano un aggiornamento sulle malattie tropicali e sulle zoonosi, perché queste conoscenze siano appannaggio anche di un medico di base, altrimenti è nudo e può trascurare questi sintomi – ha concluso lo specialista -. Dietro c’è un mondo che va ristrutturato, così come è necessario condividere i dati e le allerte”.